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Felipe Andrade: Giurisprudenza della Corte Costituzionale italiana

Raimondo Campagna by Raimondo Campagna
Novembre 2, 2023
in Top News
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Sentenza del 2023 n. con 110 [1]La Corte Costituzionale italiana ha stabilito che la Legge Regionale Molise n. Articolo 7 della 8/2022, n. 18 ha dichiarato illegale la Costituzione. “L’incomprensibilità di una disposizione impugnata che utilizza espressioni vaghe suscettibili di diverse interpretazioni”.

Si tratta di una discussione sulla qualità del diritto (giurisprudenza). [2] Occupa una posizione sussidiaria sul piano costituzionale, non a causa della negligenza dei tribunali, ma a causa della loro incapacità di individuare un parametro, per così dire, vago, vago e raramente in grado di riassumere una dichiarazione incostituzionale. Leggi comprensibili [3].

L’innovativa decisione della Corte Costituzionale italiana ha consentito un importante passo avanti, poiché ha messo in luce un’affermazione etica gravemente ambigua che unisce apertamente pubblica amministrazione e magistratura, in violazione del principio giuridico e del principio di separazione dei poteri. Creare inevitabilmente condizioni di diseguale applicazione della legge che incarnano il nucleo della garanzia sancita dall’articolo 3 della Costituzione italiana [4].

Il capo del Consiglio dei ministri italiano, nel suo rapporto, ha sollevato eccezioni alla predetta legge. “Espressioni ambigue suscettibili di varie interpretazioni”. Prima di sollevare la questione, il capo del Consiglio dei ministri Molis ha interrogato la Regione, invitando a sbrogliare il testo ambiguo del regolamento, senza però ottenere un chiarimento soddisfacente su cosa significhi, ad esempio, “pianificazione delle aree”, “sicurezza”. Fasce” e che tipo di “intervento” prevede la legge regionale. Inutile è il tentativo stragiudiziale del ricorrente di affermare la tesi secondo cui la “completa ignoranza del testo normativo” è incompatibile con il principio di equità.

A sua difesa, il governo regionale lo ha considerato “La presunta difficoltà di lettura della norma […] La Costituzione non costituisce il fondamento del diritto stragiudiziale, ma piuttosto il preludio alla funzione dell’interprete nell’applicazione della legge”.

In sostanza, i principi costituzionali di riserva della legge, di determinismo normativo e di retroattività delle leggi penali, che sono alla base di ogni modello normativo del diritto penale, concorrono congiuntamente ad assicurare una piena consapevolezza del diritto da parte dei cittadini e la comprensione di ciò che essi consentono che sia inteso. I comportamenti sono legali e sono vietati. Da ciò deriva il vero e proprio obbligo di legiferare con linee di condotta riconoscibili, di dettare leggi riconosciute, precise e chiare a livello costituzionale, sebbene tale principio sia limitato alla materia penale. Nel caso in questione la Corte ha riconosciuto la questione della chiarezza del diritto [5]Non è un processo, soprattutto dal punto di vista dei contenuti.

La sentenza è innovativa nella sua giurisprudenza sulla qualità del diritto ed è di notevole interesse nell’individuare nell’art. 3 Cost. un parametro per valutare la ragionevolezza della norma sulla base di un esame di ragionevolezza. “Regole inconciliabilmente vaghe implicano un’incertezza intollerabile nella loro applicazione concreta.”

Pertanto, la questione proposta risulta rilevante sotto il profilo della chiarezza normativa per la difficoltà di accertarne il significato, ed è infatti “gravemente vaga” tanto da violare manifestamente il principio di ragionevolezza. E lo viola in modo così palese, che la Corte non collega questo parametro alla moralità della legge penale, come ha già riconosciuto in altre decisioni di quella Corte (sentenza n. 185 del 1992), anzi lì. I requisiti minimi di intelligence previsti dall’Ordinanza Penale rappresentano i requisiti minimi di razionalità del procedimento giudiziario, senza i quali la libertà e la sicurezza dei cittadini sarebbero compromesse.

In sintesi, la Corte ha adottato un’interpretazione espansiva degli orientamenti giurisdizionali strettamente legata all’analisi di norme penali caratterizzate da norme scarne e da un elevato grado di generalità.

Non si può dire oggi con sufficiente certezza se questa sentenza chiarirà ulteriormente la legislazione futura e sensibilizzerà le autorità di regolamentazione. Da una prima lettura dei suoi fondamenti, tuttavia, è possibile stabilire un collegamento più concreto tra costituzionalismo e azione etica.

C’è un certo scetticismo riguardo alle migliori pratiche normative e alle corti costituzionali a questo riguardo quando si esamina l’equità in tutti i casi che coinvolgono il controllo costituzionale. Quando l’ambiguità è così estrema ed evidente da incidere sulla costituzionalità delle affermazioni normative? Come si può estendere il principio di equità all’analisi delle questioni redazionali?

Questi problemi inducono profonde riflessioni sulla disparità dei sistemi che non consentono un esame approfondito e diretto di una “cattiva pratica” legislativa che non può descrivere un quadro normativo chiaro. L’esigenza di una buona legge è essenziale in qualsiasi disposizione giuridica, ma resta il fatto che non esiste una disposizione espressa al riguardo nella Costituzione.

Non resta che riporre la restante fiducia nella saggezza delle corti costituzionali che si muovono con sufficiente autorità, almeno nella “profonda oscurità” del diritto, per correggere, per quanto possibile, le patologie del sistema. Anche se sono pochi i parametri che permettono di misurare la chiarezza della legge.

Felipe Andrade ha conseguito un Master e un dottorato di ricerca in Scienze giuridico-politiche presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Lisbona. Centro di Lisbona per la ricerca sul diritto pubblico Borsa di ricerca finanziata dalla Fondazione per la Scienza e la Tecnologia (FCT).

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