La stima è dello 0,4% nel 2024; Pnrr può trarre vantaggio dallo scenario
20 dicembre
2023
– 13:35
(Aggiornato alle 13:53)
L’economia italiana è stagnante da un anno, con il freno a mano tirato, e il Pil, che chiuderà quest’anno con una crescita dello 0,7%, aumenterà solo dello 0,4% nel 2023, lo stesso livello dell’euro. La regione, secondo le ultime proiezioni del Centro Studi Prometea.
Il PIL globale, a sua volta, dovrebbe crescere del 2,6%, secondo Prometia, che prevede un rallentamento dell’inflazione, con l’indicatore che rimarrà al 2,1% l’anno prossimo e all’1,9% nel 2025.
Nonostante ciò, l’inflazione core rimarrà al 2,5% l’anno prossimo, per poi scendere al 2%.
L’istituto evidenzia che l’elevato debito pubblico è la principale sfida che l’Italia deve affrontare e osserva che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con fondi europei potrebbe fungere da potenziale leva per la crescita.
Entro la fine del 2024, i livelli di Pil dovrebbero comunque essere più alti del 4,2% rispetto al 2019, i livelli occupazionali aumenteranno del 2,9%, pari a un aumento di 745.000 lavoratori, e il tasso di disoccupazione raggiungerà i 2,2 punti percentuali. minimo.
Questi risultati riflettono un aumento della ricchezza finanziaria delle famiglie di 160 miliardi di euro, e un miglioramento del saldo finanziario delle imprese manifatturiere di 150 miliardi di euro.
Per il quarto trimestre dell’anno Prometea stima una lieve contrazione del Pil (0,1%), dovuta principalmente al rallentamento dei consumi. Pertanto l’eredità rimanente fino al 2024 sarà leggermente negativa (-0,1%).
Supponendo che non si verifichino nuovi shock internazionali, i prossimi trimestri dovrebbero vedere una ripresa, stimolando la crescita dell’economia italiana e aumentando il tasso di crescita potenziale dallo 0,1% di fine 2023 allo 0,8% di fine 2024.
Secondo Prometea l’economia italiana può uscire da questa fase senza subire eccessivi danni ed essere così pronta a cogliere le opportunità offerte dal nuovo scenario internazionale.
Bisognerà però affrontare la sfida del debito pubblico, che è aumentato di circa sei punti rispetto al 2019, passando dall’1,5% del Pil nel 2019 a una soglia potenziale del 5,3% nel 2023.