L’industria calzaturiera italiana ha subito un forte rallentamento nel primo trimestre del 2024, registrando un calo nell’export (-9,7% in valore e -10,3% nelle paia) e nelle vendite in volume (-10,1%). Questo scenario emerge dall’ultimo rapporto diffuso dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici, che evidenzia anche un calo degli acquisti delle famiglie italiane (-1,6% in quantità e -0,7% in spesa).
“Nel settore calzaturiero il rallentamento iniziato nella seconda metà dello scorso anno è proseguito all’inizio del 2024, e ora si è accentuato, con un forte calo degli ordini e dell’attività produttiva (indice ISTAT della produzione industriale nei primi tre mesi mostra -20,5%) La consueta indagine condotta a maggio tra i nostri associati ha evidenziato un calo del turnover dei dipendenti nel 68% del campione, con una porzione significativa di associati (18%) che ha segnalato una contrazione superiore al -20%. Tuttavia, la fiducia delle imprese non mostra fiducia: solo l’11% ritiene che la congiuntura economica migliorerà nel secondo trimestre, che gli intervistati prevedono si concluderà con un calo del volume d’affari di circa -7,4% in aprile e giugno e oltre l’80% prevede una ripresa entro e non oltre Anno 2025.
Dal rapporto emerge che in termini di esportazioni (destinazione dell’85% della produzione italiana), nel primo trimestre del 2024 sono state vendute 51,9 milioni di paia (6 milioni in meno rispetto agli stessi mesi dello scorso anno), per un valore di 3,17 miliardi di euro. . Dopo un gennaio resiliente (almeno in termini di valore: +1,4%), il trend si è inasprito a febbraio (-6,2%), raggiungendo un calo di circa -20% a marzo, sia in termini di valore che di pari livello.
L’analisi per tipologia di prodotto mostra un calo, sia in quantità che in valore, per tutti i settori. In particolare, le scarpe in pelle, che rappresentano il 65% del valore delle vendite estere, hanno registrato nel primo trimestre un calo dell’8,6% in volume e del 7% in valore.
Tra le destinazioni, come nel 2023, i mercati Ue mostrano andamenti meno sfavorevoli (-4,1% in valore) rispetto ai mercati extra Ue (-15% in totale).
Nell’Ue, Francia e Spagna, nonostante un calo in quantità, crescono in valore (+1,7% e +8,5% rispettivamente nel primo trimestre 2023). La Francia, i cui dati includono anche i flussi di fatturato derivanti dalla produzione effettuata in Italia per i marchi del lusso d’oltralpe, si conferma una destinazione importante, sia in termini di valore che di volume (-4,3%). Sono diminuite di oltre il -10% le esportazioni verso la Germania e del -20% verso il Belgio in valore (con -37,6% in quantità).
Fuori UE, spicca innanzitutto il nuovo dimezzamento delle esportazioni verso la Svizzera (-53,4%, con -36,7% in volume), da sempre tradizionale centro di distribuzione logistica delle multinazionali della moda, scesa al quarto posto nella classifica destinazioni di valore: sostituzione della maggior parte delle operazioni di trasporto negli hub svizzeri con spedizioni dirette ai mercati finali. Cresce la crescita del valore dell’export anche per l’Estremo Oriente (+4,3%) e il Medio Oriente (+14,1%) – dove la presenza dei brand del lusso è tradizionalmente più forte – e sono le uniche macroregioni a registrare un incremento rispetto al 2023 Può essere letto alla luce di queste dinamiche.
In Estremo Oriente, in particolare, bene la Cina (+10,8% a valore e +17,8% a quantità) e Hong Kong (+26% a valore e +4,9% a volume), ma ancora lontani da prima del Covid 2019. . Stabile il Giappone (-0,9%, con +3,1% in quantità), mentre la Corea del Sud ha registrato forti flessioni (-30% circa).
In Medio Oriente, gli Emirati Arabi Uniti sono aumentati in valore del +34,4%, mentre hanno perso il -4,5% in volume. Nelle Americhe, svalutazioni simili hanno interessato gli Stati Uniti (-8,8%) e il Canada (-7,2%). Resta debole la performance del Regno Unito (-6,1% in valore).
Per quanto riguarda i paesi del blocco sovietico, si registra un calo delle vendite in Russia (-22,4% in valore e -17,8% al paio), mentre l’Ucraina recupera in valore (+21%), ma con un calo del -11% in quantità. Prosegue invece il trend positivo in Kazakistan (+4,8% in valore e +12,2% in quantità).
Infine, per quanto riguarda la demografia delle imprese, a fine marzo il numero delle imprese attive in Italia è sceso a 3.490 (saldo negativo di -74 unità, tra industria e artigianato, rispetto a dicembre 2023, pari a -2,1%). , accompagnato da una diminuzione del numero dei dipendenti del -0,8%.