L’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (nella foto) sta spingendo al rialzo il risultato operativo delle banche italiane, che invece rallentano sul credito.
Boom di conti per i cinque maggiori gruppi bancari italiani nei primi nove mesi dell’anno. Hanno raggiunto il livello Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper Incremento del risultato operativo del 21,8%Questo grazie alla crescita del margine di interesse del 56,7% rispetto allo stesso periodo del 2022 e nonostante la leggera diminuzione (-2,7%) delle commissioni.
Costi operativi stabilizzati (-0,3%) Riduzione dei costi del personale (-1,1%). Da qui il fortissimo aumento degli utili (+78,6%) e l’ulteriore calo del cost-to-income (42,5%). Questi sono i dati inseritiAnalisi condotta dalla Fiba della Prima CislUnione dei lavoratori del settore bancario, assicurativo, finanziario, della riscossione e dell’Autorità.
Si possono trovare anche dati che tendono nella stessa direzione Rovescimento della Federazione delle Banche Indipendenti in Italia (FABI) Di conseguenzaL’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea guida i risultati delle banche italiane: È possibile che cresca entro fine anno del 70% rispetto ai 25 miliardi del 2022, arrivando a 43 miliardi e 431 milioni. Il risultato atteso dalla Fabi, oltre ad essere superiore del 70% rispetto al 2022, è quasi tre volte quello dei cinque anni precedenti: nel 2021 gli utili ammontavano a 16,4 miliardi, nel 2019 a 15,7 miliardi, nel 2018 a 15,1 miliardi, mentre nel 2020, a causa della pandemia da Covid, il risultato complessivo è stato di soli 2 miliardi.
Il 2023, che nei primi nove mesi dell’anno ha già generato utili per i cinque maggiori gruppi bancari per 15,7 miliardi di dollari, sarà ricordato come un anno d’oro per gli utili delle banche italiane.Con il “rapido e drammatico aumento dei tassi di interesse” che funge da forza trainante per utili e ricavi. Per la gioia dei suoi azionisti, che si aspettano un pagamento medio del 46% sui dividendi.
Intesa, Unicredit, Banco Bpm, Bper e Mps hanno raccolto 27,6 miliardi di margine di interesse, in crescita del 56% rispetto al 2022 e pari al 58,3% dei loro ricavi complessivi, pari a poco meno di 50 miliardi, con la percentuale delle commissioni (15,9 miliardi) scesa a il 33,7% mentre il restante 8% (3,7 miliardi) è rappresentato da ricavi commerciali e proventi finanziari.
Nonostante questi risultati, le cinque maggiori banche italiane hanno registrato una significativa flessione dei prestiti erogati dagli istituti di credito (-5,8% rispetto allo stesso periodo del 2022), a differenza dei principali paesi europei.
Secondo i dati della Banca Centrale Europea (al 30 giugno 2023), che si riferiscono alle banche europee prominenteSecondo il monitoraggio diretto di Francoforte, il calo dei prestiti in Italia è stato del 3,7%, mentre il valore medio dei prestiti nell’Unione Europea è stato del +1,3%, in linea con Spagna e Germania, mentre la Francia ha registrato un aumento del 3,2%.
Mentre gli utili bancari crescono, i sindacati tornano a rinnovare il contratto nazionale. “Là Fortissima crescita degli utili dei cinque maggiori gruppi bancari italiani Lo dimostra Domanda economica Sviluppato dai sindacati insieme Rinnovare il contratto bancario nazionale è pienamente coerente con il contestoLui ha spiegato Primo segretario generale della Cisl Ricardo Colombani. E aggiunge: “Gli indicatori di produttività indicano che il contributo dei lavoratori è stato molto importante, motivo per cui è necessario concludere rapidamente le trattative, in modo che le banche possano adeguarsi agli aumenti salariali già a dicembre”.
La politica monetaria restrittiva della Bce, infatti, ha spinto il sistema bancario verso una maggiore cautela e politiche di cambio più selettive, con, ad esempio, i prestiti immobiliari in Italia che sono scesi del 40%. Secondo Colombani”L’analisi dei bilanci dei primi cinque gruppi evidenzia una preoccupante flessione dei prestiti. I dati della Banca Centrale Europea testimoniano il declino delle banche prominente Gli italiani sono contrari ad un aumento del credito prominente Europeo, soprattutto francese. Tuttavia, l’andamento dell’economia italiana è simile a quello delle principali economie europee. Ciò rende ragionevole ritenere che non esistano differenze significative nella domanda di credito da parte delle famiglie e delle imprese.
È quindi necessario – conclude – E monitorare attentamente l’evoluzione del credito per scongiurare i rischi di ulteriori downgrade, rischi più gravi che mai nella fase di rallentamento del ciclo economico».